Lectio Divina della Domenica di Pentecoste – A
Prima d’iniziare mi metto alla presenza del Signore, chiedendo il dono del suo Spirito Santo perché possa pregare la Parola guidato/a da Lui, docile come Maria, attenta e disponibile a lasciarmi trasformare come il Signore voglia …
Leggo la prima lettura di questa domenica, la rileggo e scruto ogni parola, verbo, mi soffermo nei personaggi che compaiono. In questa lettura spirituale della Parola, nella quale uso il mio intelletto, non mi affretto, lascio che il mio essere interiorizzi la Parola…
Oggi, domenica di Pentecoste, faccio la lectio su At 2,1-11 (chi volesse fare la lectio sul vangelo, può leggere la riflessione sulla seconda domenica di Pasqua, qui riportato). Già, da una prima lettura, avverto che ci sono dei dati che mi aiutano a situare la scena. Si parla di tempo e di spazio. Siamo nel momento in cui si compiva la Pentecoste, dunque durante la mattina di quella festa, che cadeva 50 giorni dopo la pasqua giudaica. A Gerusalemme, come ancora oggi, si radunavano ebrei da ogni dove, anche proseliti, timorati, tutti coloro che aderivano alla fede dei Padri e che facevano il memoriale della consegna della Legge a Mosè, sul monte Sinai. Si precisa il momento e anche lo spazio, è “lo stesso luogo”, ovviamente viene da domandarsi: quale luogo Luca ha in mente? Dobbiamo tener presente quanto si dice nel capitolo primo, e nei vangeli sinottici, cioè che loro si trovavano al piano superiore, dove il Signore aveva celebrato l’ultima cena (il cenacolo) e dove era apparso risorto, il giorno della Pasqua, donando la pace ai discepoli (il vangelo di questa domenica). Quel luogo, il Cenacolo dunque, è un posto molto caro per i discepoli e un posto chiave dove si compiono degli eventi sommamente importanti per gli inizi della cChiesa fondata da Cristo.
Se continuo a leggere, compaiono i personaggi, ma qui si parla in forma generale: sono “tutti”, anche ora devo andare a leggere il primo capitolo, dove si dice che erano gli undici (Giuda il traditore non c’è più ormai), altri discepoli e Maria la Madre di Gesù.
È interessante la quantità di volte che compare l’aggettivo e il pronome quantitativo e globalizzante: “tutto/tutti”, tutti insieme, tutta la casa, tutti furono colmati dello Spirito Santo, tutti costoro… sta ad indicare la presenza totalizzante dello Spirito Santo sugli apostoli e su tutti i discepoli riuniti in quel luogo. Nessuno è rimasto senza il dono dello Spirito, ognuno può parlare le lingue, ognuno ha il coraggio di annunciare, perché hanno la pienezza dello Spirito.
Si nota, inoltre, l’idea di globalità anche nel nominare la provenienza di coloro che ascoltano l’annuncio. Sono da ogni dove, anzi, Luca dice che vengono “da ogni nazione che è sotto il cielo”. Queste espressioni indicano pure che, la grazia dello Spirito Santo, si apre verso tutti gli abitanti del mondo, e tutti saranno in grado di capire questo dono.
Meditatio:
È il momento di capire il senso del testo, nella meditazione colgo il messaggio, mi detengo a ripetere poi, ciò che mi ha colpito maggiormente… Poi l’attualizzo con la mia vita, mi lascio confrontare con la Parola
Abbiamo detto che il luogo, il Cenacolo, viene ben descritto. Ora, per noi, cosa significa che venga così precisato il posto dove avviene il dono dello Spirito? Se teniamo presente che in quel luogo avvennero tanti altri momenti pieni di grazia e di mistero, ci rendiamo conto che qui sta per accadere qualcosa di ugualmente grande; ma non solo, ci dice pure che è un luogo scelto da Dio specialmente per la sua manifestazione. I discepoli lì si sentono protetti, a salvo, con Maria la Madre di Gesù.
Dio, che cammina nella storia e con la storia, non tralascia niente al caso, Come infatti il suo Figlio unigenito, è il vero agnello immolato nella nuova e definitiva pasqua di risurrezione, così anche lo Spirito Santo, è il vero e massimo dono di Dio per camminare nella vita nuova, non c’è più la Legge, sino lo Spirito Santo che ci fa camminare secondo i suoi consigli, nella libertà di figli e nella verità che ci svela tutta intera. Perciò provvidenzialmente, questo Dono del cielo, ci è elargito nel giorno di Pentecoste.
I nostri personaggi ci infondono speranza: troviamo gente proveniente da ogni angolo della terra allora conosciuta. Essi rappresentano tutti i popoli che nei secoli si apriranno alla salvezza. Siamo anche noi rappresentati in essi e nei discepoli, coloro che avevano seguito il Signore, e vegliavano con Maria, la Madre di Lui, in essi ci siamo noi, la salvezza è aperta a tutti, e ancora oggi riceviamo la pienezza dello Spirito.
Lo stupore che accompagna questi avvenimenti, è l’emozione che sveglia la novità, il mistero. Le grandi opere di Dio che si compiono a Pentecoste svegliano questo senso di meraviglia collettiva che genera la gioia, l’ammirazione e perfino il turbamento, al punto di domandarsi l’un l’altro: come è mai possibile che succeda un fatto logicamente impossibile, e che cioè ciascuno capisca il messaggio della salvezza nonostante provengano da diverse terre. Di nuovo siamo di fronte all’azione dello Spirito che unisce anche nell’intendersi, con lui viene distrutta la torre di Babele per sempre, mentre a Babele gli abitanti si sono divisi perché non si capivano, ora, nel cenacolo, si uniscono perché tutti capiscono le opere di Dio, non c’è altro di più importante né rilevante di questo. Ormai il culmine del tempo si è compiuto, con la venuta del Figlio e il dono dello Spirito Santo. L’umanità potrà camminare verso un era di comunione nella diversità, di pace e di meraviglia. Solo se continueranno a perseverare unanimi nella preghiera, con Maria la Madre di Gesù e nell’apertura, sempre docile all’azione dello Spirito Santo.
Oratio:
La Parola meditata si fa preghiera…
O intensa Luce del mio Dio,
vieni in mio aiuto:
insegnami a parlare,
aiutami a tacere,
dirigimi nel camminare,
arrestami per sostare presso di Te,
affinché ogni parola detta o taciuta,
ogni passo fatto o respinto,
tutto sia nella perfetta volontà di Dio.
Tutti i tuoi caldi raggi,
o Luce divina,
mi diano l’equilibrio dei santi.
(dalla Spiritualità del Movimento Carismatico di Assisi)
Contemplatio
Entro nel cuore di Dio, il mio centro solo deve essere Lui, il suo Figlio, lo Spirito Santo, solo Dio… quella Parola che mi aveva colpito la faccio mia, mi dovrebbe aiutare, come anche il silenzio, ad aprire il mio cuore a Dio. La contemplazione, non è un andare in estasi o vedere Dio con gli occhi del corpo, è sentire profondamente la sua presenza che invade il mio essere, è silenzio, è pace…
Alla fine della preghiera, ringrazio sempre il Signore per i doni che mi ha concesso e mi offro a Lui perché si compia in me la sua Volontà.