Seconda Domenica di Pasqua – della Divina Misericordia
Prima d’iniziare mi metto alla presenza del Signore, chiedendo il dono del suo Spirito Santo perché possa pregare la Parola guidato/a da Lui, docile come Maria, attenta e disponibile a lasciarmi trasformare come il Signore voglia …
Lectio:
Leggo il Vangelo di questa domenica, lo rileggo e scruto ogni parola, verbo, mi soffermo nei personaggi che compaiono. In questa lettura spirituale della Parola, nella quale uso il mio intelletto, non mi affretto, lascio che il mio essere interiorizzi la Parola…
Oggi, sono chiamato/a a fare la lettura di Gv 20,19-31, un passaggio lungo che mi permette di suddividerlo in due parti principali e con una conclusione, dunque una pericope ben “costruita”. Come mi rendo conto di questi dettagli? Dopo aver letto la prima volta il testo, rileggendolo colgo alcune differenze, per esempio di tempo: all’inizio si parla della sera dello stesso giorno (quello della risurrezione) e poi si parla di otto giorni dopo. Trascorre una settimana tra un’apparizione e l’altra del Signore, dunque ancora non è tornato al Padre, è rimasto trasformato, non lo riconoscono al vederlo. Tra i personaggi compaiono il Signore e i discepoli, senza la presenza di Tommaso la prima volta, poi, nella seconda venuta del Signore Tommaso c’è.
Ma ci sono anche degli elementi comuni a tutte e due le parti: sono riuniti “nella” casa, questo m’indica che non era un posto qualsiasi ma quello utilizzato abitualmente da loro, quello che la tradizione ha sempre riconosciuto come il cenacolo a Gerusalemme. Nella mia lettura spirituale, continuo a vedere delle frasi o parole che si ripetono: porte chiuse, pace a voi, in mezzo a loro, le mani e il fianco, i segni … questi particolari mi stanno invitando a porgere un’attenzione particolare, perché si ripetono?
Un altro accorgimento è l’argomento che si tratta in ogni parte: nella prima c’è un mandato specifico dopo il dono dello Spirito; nella seconda invece, c’è l’invito a costatare e credere, con il conseguente richiamo alla poca fede e la beatitudine di chi crede senza vedere.
Ci sono anche dei dialoghi: il Signore parla con i discepoli, questi con Tommaso, e di nuovo il Signore parla con Tommaso. La forza delle parole del Signore risorto si coglie dal silenzio e il comportamento dei discepoli: al suo invito di vedere i segni della risurrezione loro gioiscono, al dono dello spirito e il mandato di perdonare loro fanno silenzio: perché l’evangelista lascia questo silenzio aperto? Vuole indicare la serietà del mandato e la piccolezza dei discepoli, vuole anche indicare che questo mandato richiede la risposta libera di loro. C’è da domandarsi pure, se il mandato che il Signore dà, a somiglianza del Padre, è solo quello di perdonare i peccati o è un mandato più largo, di andare ad annunciare, perché loro immediatamente fanno l’annuncio dell’incontro con il Signore a Tommaso, e Gesù ha fatto questo durante la sua vita terrena, insieme al perdono dei peccati.
Lo stato d’animo viene anche descritto con chiarezza: i discepoli hanno timore prima e poi gioiscono quando vedono i segni della passione del Signore.
La conclusione poi, ci offre altri spunti: si parla di nuovo di segni, di fede, ma anche si dà dei titoli al Signore Gesù e la finalità per cui sono stati comunicati i segni.
Meditatio:
È il momento di capire il senso del testo, nella meditazione colgo il messaggio, mi detengo a ripetere poi, ciò che mi ha colpito maggiormente… Poi l’attualizzo con la mia vita, mi lascio confrontare con la Parola
La lectio divina di questa domenica è molto ampia, ho trovato davvero tanti spunti che mi possono aiutare, ma io poi mi soffermerò solo su quelli dove il mio spirito sente la mozione di restare lì, l’altro lo lascio oggi.
L’amore misericordioso del Signore risorto si manifesta in maniera abbondante in questo brano: lui entra a porte chiuse, cioè dove c’è la paura e la chiusura, di sera … porta la luce, la pace e dunque toglie ogni paura. Lui è il centro di tutto e sta in mezzo a loro, tutti gli occhi lo fissano, quello che sperimentano i discepoli è meraviglia e gioia, quei segni ignominiosi della passione ora diventano segni di salvezza, perché indicano la vittoria sulla morte e sul peccato. Sono i segni i mezzi attraverso i quali riconoscono il Signore che ora ha un aspetto trasformato. Il Signore ha tanta misericordia che dà il tempo ai discepoli di riconoscerlo e poi dà loro il mandato che lui stesso ha ricevuto dal Padre suo: annunciare e perdonare i peccati. Il perdono dei peccati ora possono darlo perché lui si è offerto nell’ultima cena per il perdono dei peccati, ora abbiamo quest’avvocato grande e misericordioso presso il Padre che intercede per la nostra salvezza.
Il mandato è ricevuto dai discepoli, e loro lo mettono subito in pratica: annunciano a Tommaso la venuta del Signore, ma lui non accetta la mediazione! Tommaso pretende costatare di persona che il Signore è vivo, non gli basta la testimonianza dei fratelli. Ovviamente questo personaggio rappresenta coloro che non hanno visto di persona il Signore risorto e comunque sono invitati a credere attraverso la testimonianza e l’annuncio di altri, e nel credere anche loro diventeranno testimoni ed annunciatori per chi verrà, la catena non si romperà finché ci sia una fede accogliente. Ma qui Tommaso non si apre a questa fiducia. Il Signore dovrà avere pazienza con lui e di nuovo emerge l’amore misericordioso del Risorto che ricompare, otto giorni dopo, cioè ha dato tempo a Tommaso per credere all’annuncio. Così come nel vangelo di Luca Gesù mostra di avere un corpo e chiede da mangiare, qui invita a Tommaso a penetrare i segni della passione, e l’evangelista Giovanni descrive quest’atteggiamento con molta minuziosità, lui vuole che anche noi sentiamo la forza e “sperimentiamo” quasi di palpare i segni della grazia … Non ci dice che poi Tommaso l’abbia fatto, ma si racconta la sua professione di fede, una professione molto carica a livello teologico: “mio Signore e mio Dio”, cioè riconosce il Cristo Risorto e che è proprio Dio, ma non solo, è il Signore e il Dio suo, c’è un rapporto di appartenenza mutua che sgorga non solo di quest’esperienza, ma anche da quando Gesù era il loro Maestro e lui aveva spronato gli altri discepoli ad andare verso Gerusalemme a morire con lui o quando gli chiese la via per seguirlo. È vero che Tommaso è miscredente, come le dice Gesù, ma nel vangelo di Giovanni si lascia capire bene, che lui aveva un rapporto speciale con il Signore, il suo nome o appellativo: didimo, vuol dire gemello, più di un autore si è domandato se non lo chiamavano gemello del Signore, non solo per la somiglianza fisica, ma per il rapporto con lui.
Infine, tutto questo racconto porta proprio ad aprirsi alla fede in Gesù Cristo come Figlio di Dio perché questo porta alla vera vita. Tutto ciò che è stato scritto nel IV Vangelo, questo episodio, tutto ha un unico fine: accogliere il Figlio di Dio, perché la vita si è fatta visibile e le tenebre non l’hanno accolta, ma a coloro che credono Dio ha dato grazia su grazia: la vita eterna che il suo Figlio ha acquistato a prezzo del suo sangue.
Oratio:
La meditazione di questa Parola che il Signore mi ha donato si fa preghiera…
Ripeto in silenzio e più volte: “Signore mio e Dio mio”
Oppure:
Signore mio, che la tua pace ricada su di me e mi copra,
che il tuo amore misericordioso tocchi il mio duro cuore
e lo faccia docile alla fede in te, ad accogliere l’annuncio della tua Chiesa.
Dammi la grazia di diventare anch’io testimone della tua risurrezione.
Oppure: Si può recitare il Credo Apostolico
Contemplatio
Entro nel cuore di Dio, il mio centro solo deve essere Lui, il suo Figlio, lo Spirito Santo, solo Dio… quella Parola che mi aveva colpito la faccio mia, mi dovrebbe aiutare, come anche il silenzio, ad aprire il mio cuore a Dio. La contemplazione, non è un andare in estasi o vedere Dio con gli occhi del corpo, è sentire profondamente la sua presenza che invade il mio essere, è silenzio, è pace…
Alla fine della preghiera, ringrazio sempre il Signore per i doni che mi ha concesso e mi offro a Lui perché si compia in me la sua Volontà.