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Lectio Divina del Vangelo sull’Ascensione del Signore – A

maggio 27th, 2017 Posted in Lectio Divina della Domenica

Prima d’iniziare mi metto alla presenza del Signore, chiedendo il dono del suo Spirito Santo perché possa pregare la Parola guidato/a da Lui, docile come Maria, attenta e disponibile a lasciarmi trasformare come il Signore voglia

ascensionLectio:

Leggo il Vangelo di questa domenica, lo rileggo e scruto ogni parola, verbo, mi soffermo nei personaggi che compaiono. In questa lettura spirituale della Parola, nella quale uso il mio intelletto, non mi affretto, lascio che il mio essere interiorizzi la Parola…

Il vangelo che ci viene proposto in questa domenica dell’Ascensione del Signore è tratto da Mt 28,16-20, sono gli ultimi versetti della conclusione di questo Vangelo. Inizio la mia lettura attenta e mi rendo conto che è un testo narrativo, con dei discorsi di Gesù. Subito vedo un movimento: gli undici vanno in Galilea. Cosa significa Galilea nei Sinottici? Galilea è il luogo dei pagani, è la terra dove Gesù ha scelto d’iniziare il suo ministero pubblico e dove ha scelto i discepoli; ma non è il centro religioso come la Giudea, è un miscuglio di razze e credenze, dove l’intercambio di situazioni è all’ordine del giorno. Galilea è anche la così chiamata patria di Gesù perché verrà chiamato nazareno, cioè proveniente da una cittadina della Galilea. Dunque è un posto che ha un significato simbolico importante, e questo lo terrò presente poi per la meditazione.

Nella lettura attenta, non posso lasciar passare il dato che Matteo da sul monte dove s’incontrano: è quello indicato da Gesù, dunque uno da loro conosciuto, magari lo stesso dove si era trasfigurato, prima della sua passione e morte, o almeno uno che Gesù frequentava, per la sua preghiera intima col Padre. Ad ogni modo è “il” monte, dunque un posto importante per loro.

Seguendo la mia lettura, vedo i personaggi: sono soltanto 11 e Gesù risorto. Non c’è il traditore Giuda, manca uno di quelli che Gesù aveva scelto e chiamato dalla Galilea. Si usano tre verbi per descrivere i discepoli: lo videro; si prostrarono; dubitarono. Tra il primo e il secondo verbo c’è una conseguenza, apparentemente logica: al vedere il Signore si prostrano dinnanzi a lui. Ma quando si relaziona il secondo verbo con il terzo, si crea un contrasto interessante, che dà la chiave per capire meglio la situazione: si prostrano, però dubitarono. Quell’avversativa “però” sta dando tutto il significato al tipo di prostrazione che hanno fatto. Mentre si potrebbe pensare ad un atto di fede, che è scaturito dal vedere, l’evangelista Matteo ci dice che loro dubitano nonostante si prostrano. Dunque questo comportamento è stato soltanto formale, magari dettato dalla paura o perché uno l’ha fatto e gli altri lo hanno seguito… Come mai dubitano? Cosa vedono o non vedono che li fa dubitare? Tengo presente che il verbo “vedere” in greco è orao, lo stesso che utilizza l’evangelista Giovanni, per indicare un vedere interiore, un guardare piuttosto contemplando.

Gesù, invece, non tiene conto della loro poca fede, ma si limita a dare loro il messaggio per cui li ha chiamati: lui ha ricevuto (c’è un passivo, dunque non si lo abroga da solo) ogni potere in cielo e sulla terra. Dunque è Signore di tutto, e questa potestà gli è stata data, ovviamente, da chi ce l’ha, ossia Dio Padre. E questo potere lo tiene ora che è risorto, cioè che è passato per la passione e la morte, ed è risuscitato per essere il Signore Onnipotente. La sua autorità e veritiera, unica e totale. Possono i discepoli lasciare di ascoltare la sua parola, o dubitare ancora?

Il mandato che dà il Signore è consequenziale a tutto il ministero pubblico, che lui ha compiuto sulla terra: lui è venuto predicando e facendo discepoli, ora i discepoli devono andare in tutto il mondo, facendo discepoli. Ma si aggiunge qualcosa di nuovo, non sarà solo nel nome di Gesù come facevano quando egli stava con loro sulla terra, per esempio quando i 72 vanno ad evangelizzare e schiacciare i demoni. Essi battezzeranno nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo. È l’unica volta dove compare questa trilogia nel Vangelo di Matteo, ed è quella che usa Paolo nelle sue lettere, o Giovanni quando parla del Paraclito. A partire dalla risurrezione, lui è il Figlio per eccellenza e con lo Spirito Santo, il Padre opera nella creazione. Gesù ci ha rivelato la vera identità di Dio: è Un solo Signore, ma è in tre Persone distinte. Nel battezzare a nome della Trinità i discepoli devono anche insegnare a compiere i comandamenti. Abbiamo detto, la settimana scorsa, che i comandamenti si racchiudono in due: Amare Dio e amare il prossimo, ogni altro comandamento viene di conseguenza.

Dopo questo mandato così impegnativo che il Signore dà ai suoi, viene una sua dichiarazione che dà sollievo e conforto: Non li lascia soli, sarà con loro, e dunque con noi, tutti i giorni fino alla fine del mondo!

Meditatio:

È il momento di capire il senso del testo, nella meditazione colgo il messaggio, mi detengo a ripetere poi, ciò che mi ha colpito maggiormente… Poi l’attualizzo con la mia vita, mi lascio confrontare con la Parola

Dopo aver fatto la mia lectio, mettendo in rilievo i punti citati, mi soffermo a meditare il senso e il messaggio del Vangelo di oggi, ricordando che, dopo cogliere il messaggio globale, è bene che io mi soffermi soltanto su quel punto che più mi ha colpito nella lectio.

Dicevamo che il testo di oggi ci offre i dati dello spazio, che non mi devono lasciare indifferente: sono in Galilea e sul monte. Dicevamo pure, tutta la carica concettuale che il nome di Galilea aveva. Ma perché Gesù vuole che tornino in Galilea? Perché è il luogo dove tutto è cominciato, essi devono tornare all’origine, per trasformarlo in un nuovo inizio, l’inizio di chi è risorto con Cristo ed è una creatura nuova, quindi non stare più a piangere sul passato, ma aprirsi alla novità che Cristo vuole loro trasmettere. L’altro motivo è anche, perché Gesù ha iniziato il suo ministero pubblico là, e ora i discepoli, inizieranno il loro ministero, battezzando ed evangelizzando da lì come Gesù.

Se conosciamo i racconti di Luca nel suo Vangelo, o negli Atti degli Apostoli che abbiamo sentito nella prima lettura, ci viene però una domanda, apparentemente irrisolvibile: Luca, colloca l’ascensione del Signore, in Gerusalemme, sul monte degli Ulivi; Matteo in Galilea sul monte innominato. Chi dice il vero? Sicuramente tutte due, perché Matteo non sta parlando esplicitamente del momento dell’ascensione del Signore, lui ha elaborato il suo Vangelo e ha messo qui, questo incontro che può essere avvenuto durante il periodo che trascorre dalla risurrezione all’ascensione. Dunque 40 giorni, sono un tempo assai prolungato per dare la possibilità ai discepoli di andare in Galilea e tornare a Gerusalemme. Sul fatto del monte, poi, dobbiamo ricordare che le alture, non solo per Gesù, ma anche per gli antichi, erano il luogo dell’incontro con la divinità, e Gesù ama le alture per pregare il Padre suo. Nel racconto della trasfigurazione del Signore, nessuno dei Sinottici dice il nome del monte. La tradizione l’ho ha identificato sempre con il monte Tabor, e non sarebbe perciò un errore identificare lo stesso luogo per quest’ultimo incontro del Signore con i discepoli in Galilea. La geografia del luogo, per chi è stato sul monte Tabor, aiuta a pensare in Dio, a trasportarsi e ascoltare il silenzio e nel silenzio il Signore. Se Gesù si era trasfigurato su questo monte, ossia che aveva fatto pregustare ai discepoli, cosa sarebbe la sua vita da risorto, niente di strano che ora si manifesti da risorto sullo stesso monte. Inoltre, a me può aiutare a pensare: qual’è il posto dove trovo il Signore trasformato, risorto, qual’è il mio “tabor”, il luogo che mi dice d’intimità e pure di impegno con il Signore.

Gli undici sono quelli che hanno perseverato con il Signore, Giuda non c’è e il suo vuoto rappresenta l’infedeltà, il tradimento, la poca fede e il poco amore… Gli undici dubitano però. Loro guardano il Signore risorto, ma vorrebbero vedere il Gesù storico, vogliono ritornare ai vecchi tempi, fanno fatica a dare un passo avanti, deve Gesù farli fare questo passo, parlando con loro e facendoli capire che, ormai la realtà e la relazione con lui è cambiata. Ora, lui non solo è il loro Maestro come prima, ma è il Signore, è l’Onnipotente e come tale va adorato, obbedito e glorificato. La glorificazione avviene attraverso l’annuncio per fare discepoli, non è un annuncio per se stessi, ma perché pure altri credano in Dio: un Dio in tre Persone, che ora danno ad ogni battezzato il sigillo della loro presenza attiva ed operante con la grazia santificante.

I discepoli potranno fare questo perché il Signore rimane con loro per sempre, tutti i giorni vuol dire ad ogni momento. Lui è sempre presente, fino alla fine, perché non lascerà di stare con noi mai. La sua presenza non solo è costante, ma intensa, come indica il verbo che è al presente: io sono con voi. È un presente intensivo, che sta indicando la presenza del Signore, con tutta la sua divinità, la sua umanità glorificata, tutto se stesso che è unito al Padre e allo Spirito. Dunque Dio sta sempre con noi! Ora, cosa temere, cosa dubitare, cosa non affrontare? La garanzia della mia vittoria è la sua presenza, e la mia vittoria non è altro che questa presenza in me. Lui è in me, piccola creatura amata all’infinito da un Dio che è amore!

Oggi la Chiesa celebra la solennità dell’Ascensione del Signore, oggi è festa. Dio non ci ha lasciato soli, ma è presente in mezzo a noi, con un’altra dimensione, quella più profonda, quella che possiamo contemplare, perché anche noi siamo stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Oratio:

La Parola meditata si fa preghiera…e canto

Tu sei la mia vita altro io non ho
Tu sei la mia strada, la mia verità.
Nella tua parola io camminerò,
finché avrò respiro, fino a quando tu vorrai.
Non avrò paura sai, se tu sei con me:
io ti prego resta con me.

Padre della vita noi crediamo in te.
Figlio salvatore noi speriamo in te.
Spirito d’amore vieni in mezzo a noi:
Tu da mille strade ci raduni in unità
e per mille strade poi dove tu vorrai
noi saremo il seme di Dio.

Contemplatio

Entro nel cuore di Dio, il mio centro solo deve essere Lui, il suo Figlio, lo Spirito Santo, solo Dio… quella Parola che mi aveva colpito la faccio mia, mi dovrebbe aiutare, come anche il silenzio, ad aprire il mio cuore a Dio. La contemplazione, non è un andare in estasi o vedere Dio con gli occhi del corpo, è sentire profondamente la sua presenza che invade il mio essere, è silenzio, è pace…

Alla fine della preghiera, ringrazio sempre il Signore per i doni che mi ha concesso e mi offro a Lui perché si compia in me la sua Volontà.

Lectio Divina del Vangelo della VI Domenica di Pasqua – A

maggio 20th, 2017 Posted in Lectio Divina della Domenica

amaregesuPrima d’iniziare mi metto alla presenza del Signore, chiedendo il dono del suo Spirito Santo perché possa pregare la Parola guidato/a da Lui, docile come Maria, attenta e disponibile a lasciarmi trasformare come il Signore voglia

Lectio:

Leggo il Vangelo di questa domenica, lo rileggo e scruto ogni parola, verbo, mi soffermo nei personaggi che compaiono. In questa lettura spirituale della Parola, nella quale uso il mio intelletto, non mi affretto, lascio che il mio essere interiorizzi la Parola…

In questa VI Domenica di Pasqua, ultima prima dell’Ascensione del Signore, il vangelo di Giovanni ci accompagna ancora, con un brano che continua dalla domenica precedente, vuole incoraggiare, noi discepoli sul nostro cammino in questo mondo. Leggendo il testo, subito chiama l’attenzione su come il Signore inizia parlando ai suoi discepoli con un condizionale: “se”, il se vuol significare una strada aperta verso ciò che la propria libertà sceglie. Se mi amate, dice Gesù, dunque, se volete amarmi, nel momento che vi decidete di amarmi allora, esprimerete questo amore, mettendo in pratica i miei comandamenti. Viene da domandarsi quali comandamenti Egli considera i “suoi” comandamenti? Certamente, ritorna quel testo evangelico, riportato dai Sinottici, sul comandamento dell’amore, di amare Dio e amare il prossimo; in Giovanni Gesù lo dirà al capitolo dopo. Dunque, se si ama Gesù si ama Dio e si ama il fratello, questa idea si trova inclusiva nel vangelo di questa domenica, perché la frase compare all’inizio e alla fine.

Il Signore continua rivelando qualcosa di molto importante: Gesù Figlio, pregherà il Padre perché dia un altro Consolatore, cioè lo Spirito Santo. C’è qui un’allusione alla realtà divina nel suo mistero di Trinità Santissima. È Gesù che prega il Padre, come sommo Sacerdote, e il Padre darà un altro Consolatore, perché Gesù è anche un Consolatore. E questo Consolatore rimarrà con i discepoli tutti i giorni, per sempre.

Gesù dichiara che il mondo non conosce né può conoscere il Consolatore, ma perché? Perché chi non accoglie Gesù non può conoscere profondamente Dio.

Poi viene il nucleo di questo vangelo: “non vi lascerò orfani… perché io vivo e voi vivrete”. Se dice di non lasciarli orfani vuol dire che c’è una imminente partenza, ricordiamo che sta facendo qui il suo discorso di addio, quindi vuole rasserenare i suoi discepoli che si sentono già smarriti. Io vivo, voi vivrete. La vita dei discepoli dipende della vita di Gesù. Ma, a quale vita si riferisce, dato che parla al presente e si avvicina la sua passione e morte? Faccio attenzione a questo particolare e lo lascio per approfondirlo meglio nella meditazione.

Due volte si nomina il mondo. Sappiamo che, nel linguaggio giovanneo, significa la realtà che non si è aperta a Dio, né a colui che il Padre ha inviato, il Verbo Incarnato. Nel parlare del mondo, Gesù aggiunge delle dichiarazioni negative: il mondo non può ricevere, non lo vede, non lo conosce e non lo vedrà. Cioè il mondo è talmente chiuso che ormai non c’è possibilità di avvicinamento divino, perciò Gesù dice che non può ricevere il Consolatore. Ecco qui il ritorno al condizionale: se si ama Gesù, Ciò richiede apertura, altrimenti faremo parte del mondo e non della famiglia di Dio. Il frutto, poi, dell’amore è la manifestazione di Gesù.

Meditatio:

È il momento di capire il senso del testo, nella meditazione colgo il messaggio, mi detengo a ripetere poi, ciò che mi ha colpito maggiormente… Poi l’attualizzo con la mia vita, mi lascio confrontare con la Parola

Tutto il senso di questo brano sta nel nucleo di esso: Gesù vive e noi vivremo, perché se lo amiamo, amiamo Dio e amiamo gli altri. La sua vita è la manifestazione della sua consolazione attraverso lo Spirito Santo.

Gesù si dirige ai discepoli. Discepolo vuol dire colui che segue, cioè tutti noi siamo discepoli di Gesù, dunque l’invito ad amarlo è per tutti noi, siamo liberi di farlo o meno, ma se lo faremo, non solo che lui si manifesterà a noi, cioè starà con noi, ma darà a noi l’assistenza sempre presente e amorevole dello Spirito Santo, l’altro Consolatore.

Soffermiamoci ora sul centro del vangelo di oggi: Dice Gesù “non vi lascerò orfani, voi mi vedrete perché io vivo e voi vivrete”. Sono delle parole di un amore e tenerezza proprie di un Dio fatto uomo. Lui sta per partire, sa che in breve lo attende una morte cruenta, ma pensa ai suoi, vuole incoraggiarli ed incoraggiare quelli che verranno dopo. Rammentiamo che Giovanni scrive il suo vangelo molti anni dopo questi avvenimenti, quindi in retrospettiva. Gesù già è morto, ma è risorto, è vivo per sempre, la sua vita la vive nel Padre e nello Spirito Santo e come uomo non muore più. Grazie al fatto, che lui ha vinto la morte, può dare la vita ai suoi, a tutti coloro che lo amano e compiono i suoi comandamenti. Quel comandamento che semplicemente si riferisce all’amore. Tutto ritorna lì, perché Dio è amore, e la manifestazione di Dio è proprio l’amore, l’amore che deve permanere come consolazione, fino alla fine dei tempi. In quel giorno sapranno che lui è nel Padre e il Padre in lui, cioè la perfetta comunione nell’amore, la eterna beatitudine che godranno tutti coloro che sceglieranno la via dell’amore. Questa parola, tanto usata, ma che significa dare la vita, come lui l’ha data. Consegnarsi liberamente perché altri vivano, accondiscendere affinché ci sia pace e armonia già fin d’ora nel mondo. Questo mondo che non può conoscere Dio se non si apre a Gesù Cristo, unico salvatore dell’umanità, oggi e sempre.

Oratio:

La Parola meditata si fa preghiera…

Signore Gesù, nostro Consolatore,
abbiamo bisogno della tua consolazione e della tua vita.
Tu continui a darcele attraverso lo Spirito Santo,
l’altro Consolatore che tu ci hai donato.
Apri il nostro cuore e la nostra mente
all’azione del Padre, di te e dello Spirito,
perché godiamo la vita vera,
e tu continui a manifestarti a noi nell’amore.

Contemplatio

Entro nel cuore di Dio, il mio centro solo deve essere Lui, il suo Figlio, lo Spirito Santo, solo Dio… quella Parola che mi aveva colpito la faccio mia, mi dovrebbe aiutare, come anche il silenzio, ad aprire il mio cuore a Dio. La contemplazione, non è un andare in estasi o vedere Dio con gli occhi del corpo, è sentire profondamente la sua presenza che invade il mio essere, è silenzio, è pace…

Alla fine della preghiera, ringrazio sempre il Signore per i doni che mi ha concesso e mi offro a Lui perché si compia in me la sua Volontà.

Quinta Domenica di Pasqua – A –

maggio 13th, 2017 Posted in Lectio Divina della Domenica

jesuspadrePrima d’iniziare mi metto alla presenza del Signore, chiedendo il dono del suo Spirito Santo perché possa pregare la Parola guidato/a da Lui, docile come Maria, attenta e disponibile a lasciarmi trasformare come il Signore voglia

Lectio:

Leggo il Vangelo di questa domenica, lo rileggo e scruto ogni parola, verbo, mi soffermo nei personaggi che compaiono. In questa lettura spirituale della Parola, nella quale uso il mio intelletto, non mi affretto, lascio che il mio essere interiorizzi la Parola…

Oggi sono invitato/a a pregare con il Vangelo di Gv 14,1-12, un brano squisito per la sua tenerezza, il suo valore teologico e la sua forza rivelatrice. Ma gustiamo il testo passo passo, dunque lo leggo attentamente come se non lo avessi mai letto. Già alla prima lettura alcuni rilievi sicuramente ho percepito, ma senza correre, leggo ancora la Parola, questa volta prestando attenzione ai personaggi: Gesù si trova con i suoi discepoli, dal modo come parla sicuramente era con il gruppo più stretto di essi, ma sono due che spiccano perché intervengono nel dialogo di Gesù con loro: Tommaso che già abbiamo conosciuto nel racconto della seconda domenica, e Filippo. Gli interventi dei due lascia rilevare un tipo di rapporto fraterno col Signore, ma anche l’impaccio del momento, le loro domande evidenziano che non stanno capendo niente o quasi niente di ciò che Gesù dice loro. Infatti a Filippo quasi rimprovera di non essere stato capace di cogliere l’evidente dopo tanto tempo di stare con lui.

Le parole di Gesù sono da cogliere frase per frase! In ognuna c’è una rivelazione che l’evangelista ha messo qui componendo questo dialogo, durante il così detto “discorso di addio” di Gesù, prima della sua passione. Gesù inizia dicendo “Non sia turbato il vostro cuore”, queste parole dimostrano preoccupazione e conoscenza profonda del Signore nei confronti dei discepoli. Si parla di uno stato d’animo particolare, il verbo greco è paràsso, che in altre occasioni Gesù lo ha usato con i discepoli quando sono stati protagonisti di un prodigio e loro sono rimasti sconvolti (Mc 6,50; Lc 24,38,) o per sestesso (Gv 11,33) Ma il testo che meglio può aiutarci a capire l’intensità di questo verbo è pochi versetti prima del nostro brano, quando Gesù si commuove e si turba durante l’ultima cena al dichiarare che Giuda l’avrebbe tradito. L’uomo Gesù conosce bene questo stato d’animo, e sa che esso va accompagnato da un coinvolgimento delle emozioni non indifferente, perciò ora si accinge a parlare “chiaramente” con i suoi, anche se sembra che loro fanno molta fatica a capire.

Immediatamente dopo, Gesù chiede ai discepoli di avere fede non solo nel Padre, ma anche in lui, questo è davvero uno scandalo. Mi soffermo su queste parole: La fede si ha in Dio, non negli uomini, semmai si può avere fiducia, ma non fede! Qui c’è una consapevolezza chiara della natura divina che lui ha e che vuole che i discepoli colgano. Se loro capissero questo, comprenderebbero meglio quando Gesù farà dopo le sue auto rivelazioni: Io – dice – sono la Via, la Verità e la Vita, ma non solo: chi ha visto me ha visto il Padre.

Il Signore parla anche di una partenza imminente e che preparerà delle dimore per loro, assicurando che lo farà e che i discepoli conoscono come arrivare. Questo dà spunto a Tommaso di domandarle sulla via. Parla di dimore, di un posto dove andrà e poi ritornerà e il linguaggio sembra oscuro, ma Gesù ha già detto loro in Gv 8,12 che chi segue lui avrà la luce della vita.E qui siamo di fronte alla stessa affermazione, ma loro sembra non ricordarlo…

Infine, sono di nuovo di fronte alla richiesta di Gesù di credere in lui, se lo dice all’inizio e alla fine, includendo tutto ciò che ha detto prima, ci dà nuovamente la chiave per comprendere il suo messaggio che sta dentro tutto il brano letto.

Meditatio:

È il momento di capire il senso del testo, nella meditazione colgo il messaggio, mi detengo a ripetere poi, ciò che mi ha colpito maggiormente… Poi l’attualizzo con la mia vita, mi lascio confrontare con la Parola

Un brano tanto bello come denso potrebbe sintetizzarsi semplicemente in questo: Gesù e il Padre sono uno solo, se credo in lui potrò dimorare con Dio al momento opportuno, perché lui è la vita, la sua Parola m’illumina durante il cammino che è lui stesso. Ma andiamo per parte.

Abbiamo già detto che il Signore s’interessa dello stato d’animo dei suoi, li conosce bene, ricordiamo che nella quarta domenica abbiamo letto che lui chiama a ciascuno per nome, sa di che siamo fatti, e perciò vuole prevenire i suoi prima della sua partenza. Questo brano viene offerto a noi due domeniche prima dell’Ascensione e non è un caso. Lui parla delle dimore che ci sono nella casa di suo Padre e che ne preparerà personalmente per i discepoli, poi verrà a prenderli. Queste dimore, non sono altro che l’intensità di vicinanza, per dire così, tra Dio e i fedeli quando compiono il loro cammino sulla terra, è il rimanere con Dio per sempre, ma non è uguale per tutti, da cosa dipende? Dalla fede in Gesù Cristo e del grado di somiglianza con lui, così come chi lo vede può guardare il Padre, chi vede il discepolo dovrebbe intravedere il Maestro, perché gli assomiglia. Questa somiglianza poi, è basata sull’amore, infatti, più avanti, nel cap. 15, Gesù ritornerà su questo argomento accentuando la relazione d’amore che ci deve essere con lui e tra i discepoli.

A Pilato Gesù aveva dichiarato che era venuto per rendere testimonianza alla verità, e quel rude uomo chiese senza aspettare risposta, cosa è la verità. La verità non è una riflessione filosofica, o un punto di vista, la verità è Dio stesso, perché è l’unico che realmente è, ha un senso pieno e completo in Sé stesso; perciò Gesù è Verità, perché lui e il Padre sono uno solo, e la sua verità illumina ogni uomo, cioè la sua stessa persona, le sue parole, i suoi gesti, i suoi insegnamenti… Proprio per questo motivo chiede di credere almeno alle sue opere, perché esse lo rivelano nella sua essenza, e anche per questo motivo può essere Via, cioè lo stesso cammino a seguire: come lui è, così siamo chiamati ad essere anche noi. Seguendo le sue orme, non potremmo inciampare, ma cammineremo nella luce che abbiamo detto, è lui stesso.

Il legame è chiaro: Il Padre – Gesù, Gesù – noi. Non c’è un altro mediatore tra Dio e noi, ma dobbiamo avere fede in lui, una fede che sa cogliere anche ciò che non capiamo con l’intelletto, i discepoli erano incapaci d’intendere per questo, ma noi siamo tentati ad agire allo stesso modo! La fede in Gesù è la chiave di questo vangelo, ed è anche la chiave che mi prepara per dimorare in lui già qui nel giorno dopo giorno, già nella pienezza dei tempi. La fede è un dono, ma sono io a farla crescere o a farla morire. Sono disposto/a a buttarmi in questa bell’avventura che è la vita vera?

Oratio:

La meditazione di questa Parola che il Signore mi ha donato si fa preghiera…

O Dio, Padre mio,
oggi mi hai fatto capire ancora una volta
quanto mi ami e quanto t’interesso.
Non lasciare che il tempo e la noia
mi facciano distrarre dalle tue cose.
Che mi afferri sempre più al tuo Figlio,
che è Via, Verità, e Vita
ed è solo lui che mi può far stare sempre accanto a te,
oggi e nell’eternità. Amen

Contemplatio

Entro nel cuore di Dio, il mio centro solo deve essere Lui, il suo Figlio, lo Spirito Santo, solo Dio… quella Parola che mi aveva colpito la faccio mia, mi dovrebbe aiutare, come anche il silenzio, ad aprire il mio cuore a Dio. La contemplazione, non è un andare in estasi o vedere Dio con gli occhi del corpo, è sentire profondamente la sua presenza che invade il mio essere, è silenzio, è pace…

Alla fine della preghiera, ringrazio sempre il Signore per i doni che mi ha concesso e mi offro a Lui perché si compia in me la sua Volontà.

Quarta Domenica di Pasqua – A –

maggio 7th, 2017 Posted in Lectio Divina della Domenica

buonpastorePrima d’iniziare mi metto alla presenza del Signore, chiedendo il dono del suo Spirito Santo perché possa pregare la Parola guidato/a da Lui, docile come Maria, attenta e disponibile a lasciarmi trasformare come il Signore voglia …
Lectio:
Leggo il Vangelo di questa domenica, lo rileggo e scruto ogni parola, verbo, mi soffermo nei personaggi che compaiono. In questa lettura spirituale della Parola, nella quale uso il mio intelletto, non mi affretto, lascio che il mio essere interiorizzi la Parola…
Oggi siamo invitati a soffermarci sul Vangelo di Gv 10,1-9, ben conosciuto come il Vangelo del buon Pastore, che in realtà continua durante alcuni versetti dopo quello che propone questa Liturgia domenicale.
Appena facciamo la prima lettura del testo notiamo che è discorsivo, cioè Gesù parla, non ci sono narrazioni o dialoghi, solo un cronista che fa un piccolo accorgimento e poi continua a parlare Gesù. In questa lettura avvertiamo anche, che la similitudine usata da lui appartiene all’ambiente di pastori e di pecore, forse poco conosciuto ai nostri giorni, ma da come Egli ne parla, si nota che conosce molto bene come funziona ogni minima situazione, al punto che pure noi veniamo ad apprenderne bene i costumi.
Una cosa chiama l’attenzione mentre leggo: Gesù non solo dice che Egli è il buon Pastore, ma anche che è la porta, e questo sconcerta un poco. È possibile che lui sia tutte due? Che senso hanno le sue parole? Anche perché lui inizia dicendo che è il buon Pastore, poi che è la porta e finisce ripetendo di essere il pastore che è venuto perché abbiamo vita.
Gesù parla qui di ladri e briganti e lo ripete tre volte, quindi pure queste frasi hanno il loro peso. Per capire meglio, dobbiamo leggere le stesse spiegazioni che dà Gesù: loro salgono da un’altra parte, le pecore non li conoscono e perciò non li seguono, anzi fuggono da loro, e si tratta di quelli che sono venuti prima del Signore facendosi passare per il Messia atteso e rubano, distruggono e uccidono.
Per ultimo, incontriamo che sia il Pastore, come la porta, hanno un rapporto intimo, spontaneo con le pecore: il primo le chiama per nome, le conosce e sa quante sono, infatti spinge addirittura l’ultima. Per la porta loro entrano ed escono liberamente, trovano buon nutrimento e soprattutto si salveranno. In tutto questo contesto, l’ultima frase di Gesù è veramente illuminante: lui è venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza!
Meditatio:
È il momento di capire il senso del testo, nella meditazione colgo il messaggio, mi detengo a ripetere poi, ciò che mi ha colpito maggiormente… Poi l’attualizzo con la mia vita, mi lascio confrontare con la Parola.
Dopo queste riflessioni, procediamo con la nostra meditazione, cercando di cogliere il senso, e questo vangelo, ce lo presenta in modo molto chiaro.
Partiamo dall’inciso dell’evangelista: loro non capirono di che cosa parlava con questa similitudine. Ecco, si sta dirigendo a noi! E lo fa perché sa che neanche noi capiremo facilmente come Gesù possa essere porta e pastore allo stesso momento, quindi ci dice di prestare attenzione perché la similitudine sta rimandando ad un altro livello, al messaggio più profondo.
Capendo questo, subito ci vengono in mente il rapporto che Gesù pastore e porta ha con le pecore, e ricordiamo che conclude questa pericope dicendo che lui è venuto perché abbiano la vita in abbondanza. Ecco, il Signore vuole che il suo gregge, la Chiesa fondata da lui, tutti i suoi discepoli che lui conosce bene, addirittura per nome! imparino ad ascoltare la sua voce, a seguirlo, ad avere tale fiducia e libertà che potranno andare e venire, potranno cibarsi della Parola e dell’Eucaristia, perché il pascolo è abbondante, dato che si salveranno stando con Gesù, unico mediatore tra il Padre e noi, ecco perché è porta.
Però Gesù sa bene, che girano attorno alle pecore ladri e briganti, cioè falsi pastori, che in nome anche di Cristo cercheranno di deviare i discepoli dalla verità, perché loro distruggono, rubano e uccidono, solo pensano al loro profitto.
Come è attuale il Vangelo di questa domenica! Veramente se il Signore cammina con noi, davanti a noi mostrandoci la Via che egli stesso è, se lui ci chiama e noi ascoltiamo la sua voce e lo seguiamo, se ci alimentiamo del suo Corpo e della sua Parola che è Verità, allora sì che avremo la vita, perché lui è la Vita. Ma c’è ancora oggi il pericolo, e direi più che mai, che io segua altre voci, altri pseudo pastori che mi promettono una vita facile, parole apparentemente persuasive ma che non solo non contengono la verità, ma distruggono, rubano la propria identità, tolgono la vera vita…
Come è il mio rapporto con Gesù oggi? Seguo le nuove mode con metodi di preghiera, dei guru che mi promettono di risolvere facilmente i miei problemi, le mie malattie, ecc.?
Oggi è la giornata di preghiera per le vocazioni, per tutti coloro che il Signore chiama per nome ed invita a seguirlo più da vicino, per essere anche lui o lei un annunciatore della vita vera. Sono disposto/a a lasciarmi interpellare da lui? Mi libero per poter cogliere la sua voce tra le mille voci che mi circondano? Ecco, io non sono pecora (quella è la similitudine), ho la mia responsabilità e la mia libertà per rispondere: lo farò?
Oratio:
La meditazione di questa Parola che il Signore mi ha donato si fa preghiera…
Dalla Liturgia di oggi:

      O Dio, nostro Padre,
      che nel tuo Figlio ci hai riaperto
      la porta della salvezza,
      infondi in noi la sapienza dello Spirito,
      perché fra le insidie del mondo
      sappiamo riconoscere la voce di Cristo,
      buon pastore,
    che ci dona l’abbondanza della vita.

Oppure, il Salmo 23:

      Il Signore è il mio pastore:
      non manco di nulla.
      Su pascoli erbosi mi fa riposare,
      ad acque tranquille mi conduce.
      Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Contemplatio
Entro nel cuore di Dio, il mio centro solo deve essere Lui, il suo Figlio, lo Spirito Santo, solo Dio… quella Parola che mi aveva colpito la faccio mia, mi dovrebbe aiutare, come anche il silenzio, ad aprire il mio cuore a Dio. La contemplazione, non è un andare in estasi o vedere Dio con gli occhi del corpo, è sentire profondamente la sua presenza che invade il mio essere, è silenzio, è pace…


Alla fine della preghiera, ringrazio sempre il Signore per i doni che mi ha concesso e mi offro a Lui perché si compia in me la sua Volontà.